Le Charity e la tattica stantia del pietismo

 

Le sole persone che guardano veramente le strategie di marketing sono i marketers. Alla gente normale non interessa, e la cecità (o sordità, come vedremo dopo) cognitiva è sempre più un fattore. Un fattore irreversibile e irrisolvibile, aggiungerei.
Non lo vedo come un problema eh, sia chiaro: non dimentichiamo mai che siamo noi a doverci piegare alla società, e non viceversa. Anzi, tutto sommato mi rinfranca pensare che non vivo in un mondo di zombie assorbiti interamente nella propaganda capitalista.
Comunque, il cuore di questo post è solo tangente a questo punto: lo cito solo per evidenziare che noto i dettagli di cui parlerò solo perché lavoro nel settore, mentre una persona normale probabilmente non se ne accorgerebbe neppure, rendendo dunque piuttosto vacuo quanto segue.

Mi sono trasferito a Londra con baracca e burattini (moglie + gatto ciccione + gatto baffuto) da qualche mese, e ho subito imparato che le differenze a livello di approccio all’altro sono abissali rispetto ad altre realta che conosco. Credo di aver scritto ben poco ultimamente anche per questo motivo: troppe informazioni da assimilare. Uno o parla, o ascolta! 🙂

Tra le altre cose, diciamo che qui sono molto, molto avanti per quanto riguarda la psicologia comportamentale. Non essendo uno psicologo, affronto l’argomento con approccio personale e superficiale, tra l’altro decisamente orientato alla sociologia. Gli esperti del settore mi perdoneranno (anzi, li invito a fornirmi via mail spunti, pensieri sparsi e insulti!)

Una delle differenze che ho notato subito riguarda le charity, da quelle piccole e locali, ai colossi internazionali. MSF, Unicef, et similia. Secondo me in Italia le charity stanno sbagliando tutto nelle loro scelte di diffusione del messaggio. Tutto, mi spiace ragazzi. Parlo di diffusione del messaggio e non semplicemente di marketing, per sottolineare l’importanza del messaggio stesso. Non state vendendo bibite qui, state cercando di fare del bene, cioè l’unica causa in assoluto per cui vale la pena fare qualsiasi cosa. Lo sappiamo, vi vogliamo bene. Siamo con voi. Certo, se lo rendeste più facile, magari senza quel tocco di “peccato originale che ti tormenta per cui devi liberarti di tutti i tuoi beni terreni”, magari uno non si sentirebbe male solo a sentirvi nominare. Eravamo già dalla vostra parte, ora vi odiamo.

Suonare costantemente la stessa nota, quella della pietà, ancora e ancora e ancora, fa in modo che chi è di fronte a voi vada in sordità cognitiva. Mostrare costantemente le immagini strazianti di bambini in condizioni sub-umane, circondati da mosche e sporcizia, è controproducente. Immagini mostrate all’infinito, mai davvero “guardate” dal pubblico: un po’ per egoismo, un po’ per mille altre ragioni che ciascuno può avere (e che a nessuno piace veder mettere in discussione, per ovvi motivi). Mi chiedo quanti cambino proprio canale, durante le vostre pubblicità!

(ora il punto in cui mi becco gli insulti veri)

Non è solo controproducente, ma anche fuorviante, se è vero come è vero che la situazione complessiva per i bambini (anzi, per tutti gli esseri umani) poveri è in netto miglioramento in tutto il mondo*. (cosa? Impossibile! Ecco, Chiodo s’è drogato di nuovo!) Non ci credi? Certo, perché sono proprio le charity che fanno malissimo il loro lavoro di diffusione del messaggio! Quanto funzionerebbe meglio uno del tipo “DAI che ce la stiamo facendo! DAI, che è possibile! Forza!!”. Invece, è un infinito, sfinente, umiliante “è solo una goccia nel mare”, “non è abbastanza”. OMMIODDIONONCELAFAREMOMAIII
Come pensi si possa sentire l’audience, con questo messaggio?

Impotente, ecco come.

La controprova? Qual è la campagna più efficace mai pensata in Italia negli ultimi anni? Esatto, quella con un comico, con Giobbe che riusciva a farti pensare e al contempo non ti faceva sentire un pezzo di merda.

*Read here now, thank me later. Se non hai voglia di leggere tutto il libro, ne parla Bill Gates qui.

Peace out!

Soundtrack: The Banished Heart by Oceans of Slumber