OMG, ancora un aggiornamento dell’algoritmo!

Trattasi di post scritto un paio di mesi fa, ma valido evergreen visto che ormai gli algoritmi cambiano a un ritmo che neanche le 5.000 lire della nonna mi duravano cosi poco…

La giornata si sveglia come tutte le altre, piatta, uguale alla sterminata pianura attorno a me. Ci sarebbe anche il sole che sorge alla distanza stile Re Leone, se non fosse per l’ineffabile nebbia da competizione.
In modalità zombie raggiungo la palestra, un-due-tre-GO! un-due-tre-GO! Poi doccia e gatti che fanno le fusa sull’accappatoio.
Colazione, finalmente mi sveglio.
Arrivo in ufficio, tutti i colleghi mi raggiungono come al solito, si ride e si scherza, si smacchinetta dell’ottimo (!) caffè.
Accendiamo i PC senza il minimo sospetto e lì, implacabile, ci attende la tragedia:
No, oggi no!
Ma no, di nuovo!?
Era un così bravo sito, salutava sempre!
Ma non l’avevano fatto già il mese scorso!?
Presto, controllo veloce sulla dashboard!

Ebbene sì, Google ha aggiornato l’algoritmo.
Gli algoritmi, perché sono tanti.
Algoritmo, perché un sistema di algoritmi è pur sempre un sistema.
Ok, ma ora che si fa? Panico? Panico!
Bene, direi che si può mettere il caffè da parte (tanto fa schifo), radunare tutta la calma olimpica di cui dispongo, e mettere per iscritto in perfetta tranquillità i motivi per cui NON HA SENSO PARLARE DI AGGIORNAMENTI DELL’ALGORITMO.

Dunque, numero 1) la direzione di Google Search è sempre la stessa da dieci anni a questa parte. Ancora ci sono digital marketerz che si stupiscono quando G li penalizza? Wow, Google preferisce il contenuto del NYT scritto da 12 premi Pulitzer chiusi in una stanza (chissà che puzza…), piuttosto che la tua lista in tre punti in cui spieghi cosa ti piace di più delle Olimpiadi invernali: che sorpresona! Che poi già lo sappiamo: è il curling, basta con ‘sto curling.
Ops, in Google ranka meglio un articolo di Wikipedia da diecimila parole con foto, link, video e anche la voce della mia suddetta nonna, in una rara registrazione del 1982, che spiega come pensassero che fossi nato strabico (true story), piuttosto che le due righe che ho scritto su me stesso su LinkedIn.
(Non è vero, mia nonna non ha mai detto certe cose. Ah e anche: non ho una pagina Wikipedia. Siamo io e Aranzulla.)
Ti svelo un segreto: è sempre stato così, solo che adesso il bot è molto più bravo a riconoscere le cose che anche prima preferiva. Ripeto, non è cambiato niente di niente, solo che tu potevi far finta di non saperlo.

2) Il sistema algoritmico di Google è un infinito labirinto borgesiano fatto di frattali di regole e corollari e priorità e consequenzialità, la cui comprensione olistica sfugge alla mente umana. Esattamente come la mente stessa mente umana sfugge alla mente umana. Altrimenti a cosa servirebbero i robot?
Dire che “ci sono 200 fattori di ranking” o che “l’aggiornamento [nome-di-animale-a-caso] punisce X e premia Y” è riduttivo e risibile. Una volta raggiunta una visione a 360° di come e soprattutto perché facciamo SEO, tutti i pezzetti sconnessi appaiono come un enorme mosaico perfettamente sensato e coerente.

3) C’è da tener presente che parte dell’aggiornamento del sistema si basa sul deep learning, ovverosia che il sistema è in grado di apprendere da solo e si adatta autonomamente nel corso del tempo.
Neanche chi ha creato l’algoritmo, oggi come oggi, conosce l’algoritmo: questo si sposta, muovendosi da solo lungo percorsi auto-definiti. Come un umano: un umano con poca esperienza e buon senso magari, come un bambino o un ubriaco o un innamorato.

4) Tutte, e sottolineo TUTTE, le ricerche sono ormai personalizzate. Ciascuno di noi vive in una bolla in cui viene messo a contatto solo con le informazioni che apprezza di più (sull’opportunità di ciò a livello etico magari disquisiamo in altra sede). La regola di buon senso qui è che “il particolare sovrascrive il generico”, e quindi la regola applicata sulla mia SERP in virtù della personalizzazione sarà più forte della regola generica che verrebbe modificata, eventualmente, da un aggiornamento. Sottolinea che parlo di “ricerca personalizzata”, e non di “SERP personalizzata”, per un motivo specifico. Molto spesso infatti, un umano di media competenza digitale non effettua neanche una ricerca in Google quando ha bisogno di qualcosa (vedi Amazon).

5) Dando tanta importanza a ogni filo d’erba che si sposta sulla SERP (ossia la pagina dei risultati di Google), finiamo inevitabilmente per sottostimare l’impatto di tutto ciò che succede fuori. Ciò rappresenta un errore marchiano per una strategia di marketing, ma anche per il singolo SEO specialist.

Concludo lo sproloquio con un gioco logico.

Io dipingo tre scenari a proposito di futuri e ipotetici aggiornamenti di Google, e tu valuti se una cosa del genere è possibile o meno:

  • Google mostra in SERP esclusivamente siti che contengono contenuti pubblicitari Google Adsense;
  • I domini costruiti a fini di affiliazione scompaiono completamente dalle SERP;
  • La SERP presenta risultati rilevanti anche sulla base di ciò che viene detto in un video o podcast presente in pagina.

Io scommetto che la risposta ti è parsa subito lampante per tutti gli scenari. Eppure non siamo mica in grado di prevedere il futuro. Beh in realtà lo siamo, ma non è questo il punto. Quello che voglio dire è che in fondo già conosciamo quello che Internet sarà in grado di fornirci in futuro, quindi per favore smettiamo di stupirci quando succederà.

 

Soundtrack: The Room by Ostura