
Perché, diciamo la verità, in questo momento la Voice Search non c’è, non esiste. Si tratta di una di quelle cose che le agenzie e i player di settore (da Google in giù) nominano con enfasi come “the next big thing”, un po’ come hanno fatto con la sovraesposizione ai video, ma che come questi segue un rapporto causa-effetto innaturale, money-driven, e che io definisco di tipo pop.
Provo ad articolare brevemente: quando si faceva della musica, e questa musica vendeva, il percorso era il seguente:
Tizio scrive musica -> poca gente sente musica -> gente ama musica e la suggerisce -> molta gente sente musica -> tizio diventa famoso. Passaparola, anyone?
Questo invece il percorso attuale:
Qualcuno scrive roba per qualche belloccio/belloccia -> il belloccio/belloccia è famoso PRIMA dell’effettiva esposizione al pubblico (“sta per uscire X, l’album dell’anno!”) -> e niente, il fatto che la musica piaccia o meno è irrilevante, il suo successo è predeterminato.
Ok ok, un giorno scriverò anche un papiro chilometrico su questa presa di posizione, ma qui il concetto su cui vorrei concentrassi l’attenzione è:
alcune cose sono sulla bocca di tutti ancor prima di provare il proprio valore,
solo perché i player rilevanti, incidentalmente quelli con i soldi, le fanno passare per buone e giuste, mentre altro non sono che nuovi metodi per arricchirsi.
Veniamo alla Voice Search. Per una solida descrizione di ciò di cui parlo, rimando a quest’articolo del mio amico e collega Andrea Gozzi. Oltre al suo articolo troverete opinioni e dati e parole su parole un po’ dappertutto. Se ne fa un gran parlare, è tutto un “+ 3000%” e un “il futuro è qui”, si spingono aziende e privati a investirci; il tutto, a parer mio, al solo fine di arricchire il carrozzone, di portare acqua al nostro mulino di probi webmarketerz. Conosci tutte le motivazioni che vengono addotte a tal fine dai alcuni colleghi, ma per come la vedo io ci sono svariate ragioni per cui investire in Voice Search è un discorso miope. Avanzo in ordine sparso:
1) A causa del nostro lavoro, tendiamo a sovrapporre due entità: “utenti” e “consumatori”. Consideriamo sempre che “mmmille milioni di UTENTI utilizzeranno Voice Search entro il 2019” non vuol dire mmmille milioni di CONSUMATORI utilizzeranno Voice Search entro il 2019″. Sono dei maledetti utenti, non sono qui per comprare le. Quei poveracci egocentrici.
2)Rispondi a questo: la stragrande maggioranza delle vote che ricorri ai comandi vocali del tuo dispositivo, cosa stai cercando? Esatto, stai cercando indicazioni stradali. Punto. Il resto è un gioco.
3) Noi smanettoni ci entusiasmiamo invitabilmente per TUTTO. Qualsiasi tecnologia, per stupida che possa essere, cattura la nostra immaginazione. La bramiamo, la idealizziamo, vogliamo utilizzarla solo per sentirci dire che siamo i più fighi. La verità è che occorre fare i conti con l’utilità di ciò che facciamo, e più spesso che no siamo nel torto. Ma la gente “normale”, mia madre, mio padre, mia moglie, loro sono il vero target, e si comportano diversamente da quanto facciamo noi, e da quanto ci aspetteremmo.
4) Appena comincerà a funzionare avvero, la ricerca vocale sarà sporcata inevitabilmente dalla piaga dell’advertising. Non ci possiamo fare niente, succederà. La qualità calerà a picco, la tecnologia sarà punita dal boss (cioè, di nuovo, l’utente).
5) Ho due/tre idee su come Google (et similia) saprà sfruttare alla grande la Voice Search, e una di queste è sicuramente: travestirsi da agnello all’inizio, lasciando che tutti salgano a bordo, per poi fare il lupo su un bacino maggiore. Invece, non ho ben chiaro il piano marketing di tutte le altre aziende normali.
6) Le tecnologie crescono esponenzialmente, lo sperimentiamo tutti i giorni. Secondo la legge dei ritorni acceleranti, (Ray Kurzweil, ma anche legge di Moore), la tecnologia avanza secondo un percorso esponenziale, e non lineare. Ciò porta a pensare che non abbiamo ancora visto niente, e che nel corso di poco tempo, forse non più di un decennio, forse non più di un lustro, vedremo delle cose inimmaginabili. Ciò che Google Translate fa oggi, dieci anni fa sarebbe stato assolutamente impensabile anche per lo scienziato più capace e ottimista. Non facciamo in tempo di stupirci per una tecnologia, che le risorse necessarie per attuarla diventano risibili, e siamo in grado di miniaturizzarla, potenziarla, creare qualcosa di meglio. Pochi anni fa, anche il banale smartphone suonava pazzesco! Ergo, prima che la tecnologia di ricerca vocale basata sul motore di ricerca sia effettivamente accessibile a una buona parte della popolazione italiana (quindi, non solo ricchi e non solo anglofoni), avremo a disposizione degli assistenti personali (e qui mi butto un po’ sul Blade Runner- ma che ci volete fare, sono un romantico) che renderanno obsolete le interazioni attuali. Il mio chiamiamolo-come-vogliamo sa già la mia taglia, i miei gusti: chiedo a lui di recuperarmi dei jeans, lui me ne procura di perfetti e a me non resta che scegliere tra opzioni sartoriali quasi perfettamente aderenti a ciò che voglio. No Zalando, no Facebook, no Google. Fantascienza? Oggi esiste questo, di cosa stiamo parlando!?
Ah già, visto che l’ho citato, accenno anche il discorso dei video. Nonostante quello che dice Facebook, alla gente piace leggere quello che fanno gli amici, non vedere i video del tuo brand. Deal with it.
Chiodo out.
Soundtrack: Automata I by Between the Buried and Me.